Finalmente è disponibile anche in Italia l’ultimo capolavoro
di Gary Taubes, il pluripremiato giornalista scientifico divenuto
celebre in ambito nutrizionale con il suo Perché si diventa
grassi, già presente nel catalogo Sonzogno.
In questo saggio, avvincente come un romanzo giallo, l’autore
simula un processo nel quale lo zucchero è l’imputato, e
il suo compito (nel ruolo dell’accusa) è quello di raccogliere le
prove necessarie a incriminarlo come responsabile principale
delle epidemie di obesità, diabete, ipertensione, malattia cardiovascolare
e tumori, che stanno affliggendo ogni giorno di
più il mondo industrializzato.
Lo scopo è dimostrare che, ormai da decenni, sia buona
parte della ricerca medica sia gli organismi preposti a fornire
le linee guida nutrizionali si stanno concentrando sui colpevoli
sbagliati: l’eccesso di calorie e di grassi, e la carenza di
esercizio fisico.
Con un’attenta revisione di tutti gli studi disponibili, e dei
documenti raccolti in anni di scrupoloso lavoro di ricerca,
l’autore dimostra che continuare a colpevolizzare le persone
sovrappeso per una loro supposta pigrizia e golosità (“mangia
di meno e muoviti di più”) è profondamente ingiusto e sbagliato,
come sanno bene tutti coloro che ci hanno provato.
Non solo, ma dietro a queste indicazioni ci sono spesso state
azioni di pesante condizionamento del lavoro scientifico, e
dell’azione dei governi, da parte dei produttori dello zucchero
e dei cibi che ne contengono in abbondanza (la maggior parte
di quelli industriali).
In realtà, la ricerca che attribuisce allo zucchero le sue correte
responsabilità esiste ed è cospicua, ma viene sistematicamente
ignorata e/o ridicolizzata, spesso – appunto – per
interesse.
Eppure, sono molte le prove a dimostrazione del fatto che
lo zucchero andrebbe giudicato il principale colpevole, e l’autore
le analizza a fondo con la consueta dovizia di documentazione
e di approfondimenti – in modo lucido e imparziale –
senza mai risultare noioso o pesante.
Ripercorrendo la storia della medicina, per esempio, è facile
dimostrare che il diabete (e le patologie a esso correlate) era
una malattia rara fino a pochi decenni fa, e che la rapida comparsa
di una vera e propria epidemia è un fatto recente, con
un andamento nel tempo sovrapponibile alla diffusione di
quantitativi sempre crescenti di zucchero negli alimenti sia
solidi che liquidi.
Il diabete e l’obesità sono patologie strettamente connesse
tra loro, ed è assai probabile (se non certo) che le responsabilità
dello zucchero siano preponderanti.
Anche gli studi epidemiologici sulle popolazioni che solo
di recente sono venute a contatto con i cibi industrializzati
aggiungono informazioni, e indizi di colpevolezza dello zucchero
che difficilmente lasciano adito a dubbi. Ne sono un
esempio i profondi cambiamenti nella salute di popolazioni
quali gli Inuit, gli indiani d’America o gli abitanti degli atolli
Tokelau (tra le altre) – soggetti che hanno utilizzato da sempre
diete con contenuti abbondanti di grassi, anche saturi, ma
esenti da zucchero – quando si trasferiscono in zone “occidentalizzate”:
le patologie tipiche della nostra società – letteralmente
immersa invece nello zucchero – compaiono in modo
rapido e prepotente tra soggetti che – fino a quel momento
– ne erano stati praticamente esenti.
E tornano a scomparire se questi ultimi riacquisiscono lo
stile di vita precedente.
Le ricerche di studiosi del calibro di Yudkin e Reaven – tra
gli altri – hanno evidenziato come l’eccesso di carboidrati (e di
zucchero in particolare) sia la causa dell’insulino-resistenza –
e della sindrome metabolica che l’accompagna – attribuendo
a questa difficoltà acquisita di gestire gli zuccheri il ruolo di
causa scatenante di tutte quelle patologie che, direttamente o indirettamente,
ne conseguono.
A quelle già citate (diabete, obesità, ipertensione, malattia
cardiovascolare e tumori) possono – e debbono – essere aggiunte
anche il morbo di Alzheimer, la gotta, la policistosi
ovarica, il diabete gravidico, la disbiosi intestinale e tutte le
complicanze del diabete, dalle amputazioni alla cecità.
Su di un solo imputato, lo zucchero, si concentrano quindi
le responsabilità di una lunga serie di reati molto gravi e sempre
più diffusi, sebbene chi dovrebbe avere il ruolo di vigilare
stia da tempo, e in modo ormai non più difendibile, guardando
altrove.
È giunto il momento, per il cittadino comune, di disporre
delle informazioni che – se prese in seria considerazione – sono
in grado di cambiare in meglio la sua vita (e di salvargliela,
in molti casi), senza aspettare che cambino le linee guida ufficiali.
John Yudkin, nel titolo del suo celebre libro del 1972, aveva
definito lo zucchero Pure, white and deadly (letteralmente: Puro,
bianco e letale*).
Il passare degli anni e l’accumularsi della ricerca hanno solo
aggiunto credibilità al suo ammonimento.
Per quanto l’assassino sia noto dalla prima pagina, il “giallo”
resta avvincente fino alla fine, e il lettore avrà poi la possibilità
di difendersi in modo consapevole nei confronti di questo killer
silenzioso ma dall’apparenza così innocua e gradevole.
Dr. Paolo Perucci
www.drperucci.it
* Puro bianco ma nocivo – Il problema dello zucchero, Edizioni Vitalità, 1972.